giovedì 24 luglio 2014

Secondastellaadestra e poi drittofinoalmattino


- Ciao
- Ciao...
- Ma dove siamo?
- Bella domanda, speravo potessi dirmelo tu.
- Macché, è stato un attimo e mi son trovato qua.
- Pure io. Prima ero... e subito dopo... Ma tu guarda che buffa sta storia.
- Bè, intanto piacere di conoscerti.
- Piacere mio.
- Certo che è proprio una strana situazione.
- Già, non l'avrei mai e poi mai immaginato.
- Di parlare?
- Sì, bè... Anche. Ma pure di potermi ritrovare qui, così, all'improvviso.
- Non dirlo a me... Un attimo fa ero convinto di essere esattamente al mio posto.
- Giura?
- Eh...
- Pure io! U-GU-A-LE! Ma quanto è pazzesca questa cosa...
- A raccontarla non ci si crederebbe.
- A chi poi?
- In effetti...
- Anche se qua, a ben guardare, siam mica soli...
- Eh no, l'ho notato... Chissà se pure loro... ... ...
- Pure noi...
- Fico!
- Ma secondo te quanto tempo abbiamo?
- A rigor di logica, così come siamo arrivati qui, potrebbe succedere che ce ne torniamo da dove siamo venuti.
- Dici!?
- Dico, dico... Anche perché altrimenti è un casino. Cioè, se siamo tutti qua, di là chi ci rimane?
- Eh, ma infatti.
- ... ... ...
- ... ... ... ...
- Il panorama non è male.
- No, anzi... Quasi meglio che di là.
- Se poi metti in conto che qua parliamo...
- Sì sì, come darti torto.
- ... ... ...
- ... ... ... ...
- È che non ci sono abituato.
- Neanche io a dirla tutta...
- Se sapessimo come ci siamo arrivati qui, forse sarebbe più facile capire come andarcene.
- E magari, all'occorrenza tornare... Così, tanto per riposarci un po'...
- Tipo una vacanzina?
- Tipo...
- ... ... ...
- ... ... ... ... ...
- Comunque bello davvero il panorama.
- Già...

UN IMPRECISATO PERIODO DOPO

- Osta ho ritrovato l'accendino. Eppure giurerei di averci guardato un milione di volte qui. E lui dov'era? Qui.
Certo che è proprio strano.

- गीता के सभी देवताओं के लिए, मैं मैं बहुत समय खो दिया था माना कि कलम से बाहर कूद गया. अरे हाँ कि मैं हर जगह एक पागल की तरह देखा. (!!!) यह वास्तव में अजीब है. बहुत अजीब.
Trad: Per tutti gli dei della Bhagavadgītā, è saltata fuori la penna che ero convinto di aver perso da un sacco di tempo. (!!!) Eh sì che l'ho cercata come un pazzo dappertutto. Tutto ciò è davvero strano. Molto strano...

martedì 15 luglio 2014

Nel tempo e nello spazio...









Un due tre quattrcinq...seisett...o...t...t...Toh...

C'ho sempre un po' riflettuto su quante parole ci stanno nel tempo e nello spazio.

Di una canzone.

Perché nel tempo e nello spazio in generale ce ne starebbero talmente tante che non basterebbe l'eternità a riempirlo e allora penso che solo per il fatto di averla pronunciata, (l'eternità intendo), ecco, solo per questo deve esistere, come le parole stesse e prima d'esse le infinite combinazioni tra lettera con lettera, solo poi, parola con parola, frase con frase, discorso con discorso, a riempire ogni spazio dal dentro al fuori, in espansione come l'universo stesso che si stende a coprire l'infinito perché non prenda freddo, anche se il nostro cervello inscatolatostretto può mica comprendere fino in fondo, solo intuire, ma se lo intuisce, da qualche parte vuol dire che c'è, o c'è stato, o ci sarà perché noi non inventiamo niente: uniamo i puntini e vediamo che disegno ne vien fuori, scopriamo, o copiamo, che ad esser sinceri era la cosa che ci veniva meglio a scuola (parlo per me e forse per te, non per lui), ma pure dopo, tanto che gli abbiamo cambiato nome ed è diventato "prender spunto", "remake", "biomimetica" e anche un po' "te", che mi credevo di averti inventato e invece ci sei per davvero e ti ho copiato un pezzo qua e un pezzo là, legato stretto con lo spago dei ricordi e ricoperto di carta da lettere già scritta e musica già suonata, senza testo, perché il testo sei tu e lo so a memoria, dall'inizio alla fine dello spartito, obliquo, perché a suonar per dritto son buoni tutti quindi meglio in obliquo, che se ci pensi c'è più spazio, il tuo, e non fingo mai quando dico che nel tuo tempo e nel tuo spazio ci stavostarò comoda, tanto da potermi srotolare senza timore di sbattere contro lo spigolo della sveglia che sta per suonare e che mi desterà da un sogno che non riuscirò più a ricordare, a meno che tu un giorno non voglia tornare indietro per seminarlo sotto la terra in cui sto scavando a mani nude per ritrovare tracce di un sogno che ricordo di aver fatto senza sapere quando, ma ben sicura del perché e che vorrei mi germogliasse tra le dita, facendomi il solletico e svegliandomi di nuovo dal sogno in cui scavavo per cercare l'altro sogno in cui c'eri tu, che non ne vuoi proprio sapere di uscir fuori dal sogno del sogno che forse, a ben pensarci, non è nemmeno mio, e stai a vedere che salta fuori che è tuo e che te lo devo restituire, ma a questo punto ti dico che ok, va bene, te lo restituisco, un pezzo per volta, come un puzzle senza scatola così non saprai che i pezzi sono infiniti quanti gli anni che ci restano da vivere per scoprire che se non sai di dover morire vuoi vedere che non morirai affatto?






(E il resto è soltanto sigla, senza titoli di coda perché ciò che sembra un finale, magari è soltanto l'inizio di qualcos'altro...)




giovedì 10 luglio 2014

Come trasformare una giornata no in una giornata wow con un piccolo folle trucco


Ti sei svegliato e non ne hai inanellata una per dritto?
Ti senti come se dovessi rotolare su per una montagna con una mano il masso e con l'altra Sisifo?
Sospetti che se Prometeo ti vedesse oggi direbbe a Zeus: "No, tutto, ma non farmi quello che hai fatto a quest'essere ti supplico!!!".
Un modo scientificamente comprovato e matematicamente infallibile per farti concludere la giornata in bellezza, ma che dico in bellezza, per farla diventare la giornata più fortunata della tua vita, c'è!

Ingredienti: fantasia e una buona dose di biochimica, il tutto condito con un po' di pura follia.

Facciamo che la tua perfetta giornata a schifio sta volgendo al termine e tu stai camminando su un marciapiede lottando contro l'impetuoso desiderio di buttarti dentro quel cassonetto dell'umido che vedi avvicinarsi a ogni passo perché reciclarti sotto forma di fertilizzante per piante ti sembra l'unica degna conclusione plausibile, quando a un certo punto... ... ... ...
Un'auto sbanda e in una frazione di secondo ti è addosso.
Ma tu in mezza frazione di secondo riesci ad evitarla facendo un doppio salto carpiato con avvitamento in senso antiorario atterrando di fianco al cassonetto dell'umido, anch'esso salvo per un pelo. Tastandoti per controllare di essere tutto intero e guardando alle tue spalle questa tragedia sfiorata, ecco che la giornata prende una piega completamente diversa e verrà raccontata ai posteri come la più fortunata giornata di tutta la tua vita.
E qui entra in gioco la biochimica.
Eh sì, perché sperare che un evento catastrofico ti sfiori ogni volta che ti capita una giornata sfigata è poco realistico, ma elaborare un pensiero, immaginare che accada, è decisamente possibile e assai meno pericoloso.
Il bello è che per il tuo cervello non fa differenza.
Il tuo cervello (la parte meccanica della struttura bio-neurologica dell'essere umano), lavora per immagini mentali e quando si crea un'immagine nel tuo cervello, lui immediatamente comunica al sistema nervoso di trasmettere al resto del corpo le sensazioni che quell'immagine dovrebbe suscitare al tuo organismo.
Ma non è in grado di distinguere se un'immagine è inventata oppure è reale perché le immagini, altro non sono che pensieri e i pensieri possono essere il risultato di un movimeto neuronale (ossia semplice chimica cerebrale), o possono essere indotti dalla mente, altresì chiamata anima o coscienza che, altro non è che la parte psicologica della struttura bio-neurologica dell'essere umano.

Piccolo esempio chiarificatore: è quasi ora di pranzo, chiudi gli occhi e immagini davanti a te il tuo piatto preferito. Il tuo cervello mica si accorge che quell'immagine non è reale e allora che fa? Comincia a preparare il fisico al lauto pasto e così ti ritrovi con l'acquolina in bocca e lo stomaco al massimo dei giri (e mi son limitata a questo casto esempio perché, se ci pensi, ce ne sono un paio decisamente di più immediata comprensione, ma io sono una signora e non oserei mai...).

Ora hai a disposizione tutte le catastrofi sfiorate che vuoi, da evocare quando vuoi, come vuoi, con chi vuoi.
La mia giornata di oggi?
Una figata, ho salvato la vita a centinaia di pendolari ignari evitando rocambolescamente che un tizio malvagio facesse deragliare il treno su cui stavamo, poi ho attraversato la strada nell'unico momento in cui era possibile farlo perché se l'avessi fatto un attimo prima sarei morta e un attimo dopo pure e alla fine, tornata a casa, sono riuscita addirittura a fare una torta di carote guarnita con crema di burro zucchero e philadelphia!
Ps: una di queste tre cose è vera, ma non vi dirò mai quale...
Ps2: nel caso lo scopriste da soli, per favore, non ditelo al mio cervello.






mercoledì 2 luglio 2014

Di assenze (in)calcolabili, prese mollate, ritorni inaspettati e altre storie...

Un po' a queste domande ho già risposto QUI

Ma per dirne un altro po': forse c'è che alcuni son fortunati e riescono a liberarsi della zavorra interiore indigeribile anche solo parlando, altri ancora non hanno zavorra interiore perché se la perdono per strada senza trattenerla, oppure la stoccano all'interno delle guance, tipo i criceti, almeno fintanto che riescono a passare dalle porte.
Io faccio parte di quelli che, o la scrivono da qualche parte, o col cavolo che se ne liberano.
Perciò, dopo un tot che manco da questa dimensione indiscutibilmente congeniale a chi scrive per respirare meglio, comincio ad annaspare, a sentirmi pesante e torno.

Ma allora perché me ne sono andata?
Perché ci sono regole in ogni cosa, clichè, codici non scritti e etiche alle quali ti ritrovi a dover sottostare senza nemmeno essertene reso conto.
Un bel giorno scopri che anche il blog è diventato parte della zavorra di cui cercavi di liberarti attraverso il blog e cominci a sentirti un gatto che si morde la coda e ad annaspare più di prima.
Quasi all'improvviso realizzi che ciò che era uno sfogo e un piacere è diventato anch'esso fonte di aspettative immani ed è sconfinato paurosamente nella corsia dei "doveri", lasciando Guybrush Threepwood a zampettare da solo in cerca di un pollo di gomma nella corsia dei piaceri.
Ed è così che si abbandona la nave, si stacca la spina, ci si dà alla macchia, insomma, si molla la presa (o almeno è così che ho fatto io).
Ognuno è un mondo a sè, ognuno ha le sue ansie. Ciò che per qualcuno è un peso, per qualcun altro è assuefazione, ciò che per quel qualcuno è terminabile, per quell'altro è trasformabile...
La conclusione dell'argomento suppongo sia di far le cose che ci sentiamo di fare nel momento in cui ci sentiamo di farle.
Per me era decisamente il momento di tornare.



IMPERITURA TARGA COMMEMORATIVA