venerdì 19 settembre 2014

C'è post per tutt...

Eccomi son tornata.
Mi sono imbucata a una festa, quella della rete, (fu blogfest) e ora che son tornata, dopo aver fatto il giro largo, mi trovo qui a tirar le somme di quel che m'è rimasto e di quel che c'ho lasciato ma, soprattutto, delle gratitudini multiple da distribuire un po' qua e un po' là.

Intanto partiamo da quel che mi è rimasto.


Una volta svuotata la borsa, questo è press'a poco quello che c'ho trovato. 
A te che non c'eri potrà sembrare un pot-pourrie mal riuscito di chincaglierie senza valore, ma per te, che invece c'eri, son risate a crepapelle e vesciche ai piedi, colazioni abbondanti e passeggiate sulla spiaggia, vecchi amici ritrovati e nuovi amici (ri)conosciuti.
Quella specie di poltiglia a destra, per esempio, sono i biscottini che avevi "rubato" per me dal buffet della sfarzosissima colazione e che mi ero clamorosamente dimenticata nella tasca interna della borsa. 
Secondo me son buoni anche da sniffare. 
Quelle a sinistra, invece, son le tre conchigliette raccolte sul bagnoasciuga di Rimini: una per me, una per te e un'altra per te, salvo che poi mi son dimenticata anche quelle nella tasca interna della borsa e credo abbiano contribuito a macinare i biscottini.
Grazie di cuore per esserci stata anche in questa avventura, perché comincio a pensare che senza di te mi diverta comunque meno, a prescindere dai "dove" e dai "con chi".

Gli occhiali per vedere positivo me li hai regalati tu, dopo che te li ho elemosinati mezz'ora (che magari me li avresti regalati comunque), ma ti ringrazio soprattutto per esserci stato in tutta la tua simpatica, colossale, rassicurante e bofonchiosa presenza che mi faceva sentire serena ovunque andassimo, posto che rimanessi nel raggio d'azione della tua ombra così, alla mal parata, mi sarei potuta nascondere nel taschino della tua giacca. 
Che poi, te, ti devo ringraziare anche tanto, ma tanto tanto, per il libro che mi hai regalato e che è diventato più mio nel tempo di un viaggio, che tante altre cose nel tempo di una vita.

Veniamo a te, te e te, amiche nuove di pacca, così pazzescamente diverse l'una dall'altra che mi chiedo come possa essermi innamorata di tutte e tre così, all'improvviso. Te che la mattina sei sonnacchiosa, ma dolce dolcissima che potessi ti vorrei svegliare ogni santo giorno solo per sentirti raccontare i sogni strambi che fai.
E te? Così tremendamente bella e brava da sembrare una che ti azzanna alla giugulare se solo ti avvicini un po' troppo, invece sei un pezzo di pane buono, di quello morbido fatto in casa che uno non ci si crede che sei la stessa che spara certe bordate quando scrive. Eppure mi sei piaciuta al punto che, chi ti molla più?!
Poi ci sei te, che ti conoscevo di striscio e che lo supponevo fossi una bella persona, ma non pensavo così tanto bella. Sapessi come si fa, vorrei bendarti gli occhi e prenderti per mano per farti passare incolume su questo ponte sospeso e traballante che ti rallenta i pensieri dalla paura di non farcela. Ma ce la farai anche da sola, che poi da sola non sei nè lo sarai mai perché sei a un tiro di sputo da quello che mi ha disegnato la mappa per arrivare fino a casa sua e che è talmente speciale da non essere nemmeno annoverabile fra gli esseri umani imperfetti secondo me.

Non che non abbia dei difetti tu, sia chiaro, ma li ammetti con un candore tale che disarmi in partenza anche l'essere più bellicoso del pianeta, figurarsi me che ti ho sempre visto come un supereroe. Lasciamo stare che sei un figo. Non è quello il punto. Il punto è che tu sei ben al di là dell'essere figo. Sei il protagonista di un film che oltre ad essere figo è intelligente e sensibile e onesto e buono e che, inspiegabilmente, si ferma ad abbracciare ogni comparsa in ogni singola scena per puro altruismo, così da fargli provare l'ebbrezza di un primo piano altrimenti impensabile.
Cioè, ti rendi conto? Roba che se ci fosse un regista ti urlerebbe ogni tre secondi "STOOOOOP!!!!!!" e ti farebbe ricominciare tutto da capo. Ma ho come il sospetto che tu, oltre ad essere il protagonista figo, sia anche lo sceneggiatore e il regista di questo film e quindi non c'è nessuno che ti ferma e io ti guardo stupita e ammirata, sperando di poter imparare il più possibile da te. 
Quando mi sei a tiro ti osservo tanto e da tutte le angolazioni possibili perché spero di impararti a memoria e, magari, un giorno, avere l'enorme privilegio di farti sentire anche solo per cinque minuti come tu fai sentire tutti quelli che ti incontrano sulla loro strada... Perché te lo meriti. So mica se ti rendi conto del bene che fai alle persone. Dirti grazie è troppo poco. Va coniato un altro termine più massiccio e meno abusato. 


martedì 9 settembre 2014

Vanilla's key (sottotitolo, l'assenza di Vaniglia)

Senti questa...
C'era una tizia che le piaceva scrivere (che poi sono io (inutile tirarla per le lunghe)) e aveva un blog (che non era questo) e un bel giorno la vita s'è allargata e il blog s'è ristretto.
Perché funziona spesso così: quando una cosa si restringe fa spazio a un'altra e viceversa.
Mica per tutti. Vedo un sacco di persone che hanno una vita larghissima e usano il blog per distribuirla meglio e perderne meno pezzi per strada.
La tizia però no, lei usava il blog come sala prove (è che parlare di me in terza persona conferisce maggior phatos alla vicenda). Non nel senso che ci suonava eh, oddio, forse un po' c'aveva anche suonato, ma comunque il punto è che le sale prove sono spesso piccole e insonorizzate e se cerchi un posticino dentro cui poterti chiudere per pensare in santa pace e "ad alta voce", ecco che un blog è l'ideale. Poi la sala prove s'era trasformata in magazzino di stoccaggio per la zavorra che non aveva voglia di camallarsi sulla schiena (dicesi camallare l'azione tipica del mestiere del camallo, lo scaricatore di porto genovese, che si trasporta con fatica sulla schiena, e/o un po' come gli pare, le robe da caricare/scaricare sulle/dalle navi) e alla fine, la cosa più saggia da fare sembrò quella di trasformare la sala prove in barchetta funeraria vichinga, mandarla alla deriva e dar fuoco a tutto il contenuto.
All'inizio s'è sentita più leggera, poi son passati i mesi, gli anni e la vita, si sà, è tipo fisarmonica (come il cielo d'Irlanda), perciò talvolta le mancava quel suo vecchio stanzino insonorizzato che, nel corso del tempo s'era allegramente sovraffollato di gente che andava e veniva e portava cose, ne prendeva altre (ammetto di avere seri problemi con la chiusura delle porte. Mai che mi riesca di esser definitiva. Se poi uno bussa non c'è storia, bisogna proprio che gli apra).
Insomma, gira che ti rigira, la tizia apre un altro blog (che è questo) e si dà un altro nome, principalmente perché s'era sentita un po' in colpa di aver abbandonato così, su due piedi tutto quel viavai di gente che, diamine, vuoi vedere che qualcuno era pure rimasto chiuso dentro e lei aveva finito addirittura per dargli fuoco insieme a tutto il resto nell'entusiasmo del rito vichingo?
Pur auspicando che no, ha ritenuto più saggio darsi un altro nome et voilà: altro giro altra corsa siore e siori!
Soprattutto se ci si ferma a pensare che la tizia aveva un'ottima reputazione prima di dar fuoco a tutto l'ambaradan e che, col nuovo blog e il nuovo nome, era partita malissimo elucubrando sull'impossibile cotta per un'improbabile collega più giovane nell'impensabile cornice del suo luogo di lavoro (sì vabbè, parlo al passato perché sono ottimista, ma sul serio, sono sulla buona strada per tornare a recuperare tutte le mie facoltà mentali e scrittoree... Gli ho pure levato l'amicizia da FB per debellarlo più in fretta).

Quindi, eccomi qui, volevo solo dire che son tornata, che sono io e che continuo a non sapere quanto rimarrò, ma fintanto che ci sono tenetevi la chiave, così potete entrare a qualunque ora senza nemmeno più bussare (chè mi siete mancati tutti).


mercoledì 3 settembre 2014

Where or when?

Giornata lenta...
Tu un po' non ci sei, un po' ci sei.
Poi me ne vado io quando ci sei tu e allora è gel...ato di soia e anguria, ma da mangiare dopo, davanti al film con Effe.
Il film è drammaticamente mio e sembra di esserci dentro e di non poter più uscire. Anche alcune parti della sceneggiatura sono mie, per non parlare dei gesti, dei colori e di certi sguardi di lui, che vorrebbe sembrare Jason, ma in verità sembra me, che vede nel futuro e sa fermare il tempo, ma poi non sa più come  farlo ripartire.

Torno verso casa a piedi e penso prima al gatto del film, poi penso a te che vorrei incontrarti per caso, poi ripenso al film e a quella canzone (questa) e mi dico che è vero, che some things that happened for the first time, seem to be happening again, ma soprattutto so it seems that we have met before, and laughed before, and loved before, but who knows where or when e allora mi sembra crudele averti riconosciuto per prima.

Intanto sono già a metà strada e sì, diamine, se ti incontrassi per caso, di notte, magari sotto i portici, possibilmente un po' brillo (così l'indomani non ti ricorderesti niente), ecco sì, se andasse così, ti bacerei sicuro.

Son quasi arrivata, devo solo attraversare la piazza, passare sotto i portici e scender giù per il vicolo, quando all'improvviso mi arriva da lontano della musica. È mezzanotte e mezza, un po' troppo tardi per tutto, ma girato l'angolo me li trovo davanti che ballano e capisco che se si chiama Tango illegal ci sarà un perché...

Mi fermo cinque minuti a guardarli perché son tanti e son belli. Poi vado verso casa, apro la porta, poso la borsa sul divano, vedo dal cellulare che Effe mi ha mandato il link di un video (questo) e schiaccio play. Mezzo secondo dopo squilla il telefono fisso.
All'una meno un quarto?
Sul display del cordless il numero di un cellulare che non conosco. Oddiomachipuòessereaquest'oravuoivederecheèsuccessoqualcosaaqualcuno?

Pronto?
... ... ... (rumori in sottofondo)
Prontopronto?
... ... ... (è la tv, vai a capire su quale canale)
Però io ti sento che sei lì, è quasi l'una di notte, tantovale che ci facciamo una chiacchierata no?
... ... ... (spegne la tv)
Chi sei?
... ... ...
Vabbè, se non me lo vuoi dire, almeno dimmi chi sei.
... ... .. (riaccende la tv)
E allora se tu riaccendi la tv io continuo a guardarmi il video che mi stavo guardando. Vuoi sapere quale?
... ... ... ...
Marina Abramovich al Moma nel pieno di una performance d'arte moderna che però prende una strana piega a un certo punto... Guardiamocelo insieme, ti va?
... ... ... (sento che pesta sulla tastiera del pc)

A video finito io sto zitta, la persona dall'altra parte pure. Non so per quanto tempo, ma è stato quasi bello. Poi ha messo giù.

Avrei voluto sperare che...
Ma è un peccato davvero, tanto io già lo sapevo, che comunque non potevi esser tu.